Le mostre di fisica un mondo da scoprire

Il compito che una mostra/museo di fisica si deve proporre è quello di creare un ambiente favorevole all’apprendimento in cui la centralità è posta sull’esperienza che l’oggetto o l’esperimento scientifico permette di vivere, dando la possibilità di chi visita di partecipare ad un’attività, di fare un’esperienza.

Ecco quindi che il ruolo di una mostra o di un museo della fisica è quello di favorire la formazione, l’aggiornamento, la ricerca. Per questo motivo bisogna andare oltre la funzione di luogo di semplice osservazione passiva, puntando a coinvolgere attivamente il visitatore; così facendo il successo non sarà misurabile solo in base al numero dei visitatori ma anche e soprattutto in relazione alla sua reale capacità di generare cultura. Non ci deve essere più la separazione netta tra educazione scientifica ed educazione informale.

I giochi di Einstein (Trento):

A Trento una scintillante mostra interattiva ha offerto l’occasione di toccare con mano esperimenti e avvicinare a teorie che hanno fatto sentire i visitatori piccoli-piccoli e a volte zucconi, con il vantaggio di scoprirli senza doverli stressare anzi divertendosi moltissimo.

Con un motto molto accattivante : “La Teoria della Relatività di Einstein vi ha sempre spaventato? Il Teorema di Pitagora l’avete solo ben imparato a memoria? Galileo, Newton, Faraday, e Maxwell hanno popolato i vostri incubi da interrogazione di fisica o di scienze? Nessun problema: è finalmente giunta l’ora del vostro riscatto!”

Ad accompagnare i visitatori in questo cammino di liberazione scientifica è stato nientemeno che Albert Einstein, il magico capoccione che ha aggiunto sorriso e ironia alla capacità di svelare le grandi intuizioni che hanno cambiato la storia del mondo e del sapere scientifico.

La mostra si compone di oltre 50 installazioni e di oggetti per visitare la natura e il senso delle scoperte del più noto scienziato del XX secolo. La mostra, permette inoltre di rivivere, con nuove e originali forme, alcuni esperimenti fondamentali della fisica, come quelli di Young, Oersted e Faraday.

La mostra - suddivisa in cinque sezioni – inizia con il viaggio a bordo di un trenino per rivivere gli esperimenti della relatività galileiana: prosegue poi con l’infanzia di Einstein, dove si esplorano i concetti della meccanica e dell’elettromagnetismo, soffermandosi su temi di fisica delle onde e dell’ottica, sino ad arrivare ai moti browniani, ad atomi e molecole, alla fisica quantistica e alla relatività ristretta e generale.

Il tutto affrontato secondo la logica interattiva e giocosa che da anni caratterizza le proposte del Museo di Trento.

Ideata e realizzata assieme al Laboratorio di Comunicazione delle Scienze Fisiche del Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento, la mostra è rimasta aperta fino al 30 ottobre 2005.

Il sito della mostra "i giochi di Einstein"

 

I Bagliori nel vuoto (Padova):

realizzata con una parte dell'ingente raccolta di strumenti scientifici del Museo di fisica dell'Università, è un esempio di mostra interattiva per le scuole e di quello che dovrebbe essere un museo moderno. Essa non solo è una mostra, ma la prefigurazione di quello che potrebbe essere un moderno museo della scienza e della tecnica.

Un itinerario espositivo in cui accanto a 140 strumenti originali, dal Seicento ad oggi, sono collocate sette simulazioni multimediali e dieci filmati, e più di 30 dimostrazioni di esperimenti classici effettuabili dal visitatore. Anche se oggi può sembrare strano ai più, lo studio dei metodi per produrre il vuoto e lo studio dell'elettricità, del magnetismo e della luce (considerati fino ai primi decenni del XIX secolo come tre ambiti fenomenici distinti) non seguono strade parallele, ma si intersecano in più punti fin dall'origine.

Grandi scienziati come Boyle studiano già nella seconda metà del Seicento sia il vuoto sia i fenomeni elettrici e luminosi congetturandone le prime correlazioni, e lo stesso avviene nel Settecento, a partire da Hauksbee, e nell'Ottocento con scienziati come Faraday e costruttori di strumenti scientifici come GeissIer. Da Geissler in poi lo studio delle scariche elettriche nei gas rarefatti, i bagliori nel vuoto, acquista importanza crescente nelle ricerche fisiche di punta sfociando negli ultimi anni dell'Ottocento in tre grandi scoperte: i raggi X, la radioattività e l'elettrone.

Sono queste scoperte che segnano la nascita della fisica del XX secolo, con le sue rivoluzioni concettuali e tecnologiche che hanno fondamentali ricadute sia sulla nostra vita di tutti i giorni sia sulle altre scienze, dalla chimica, alla geologia, alle scienze biomediche, fino all'archeologia e alla storia dell'arte. L'illuminazione al neon, la televisione, i computer, fondamentali tecniche di diagnosi medica sono solo alcune delle applicazioni dei 'bagliori' nel vuoto.

Le cinque sezioni in cui si articola l'itinerario espositivo sono organizzate per illustrare gli sviluppi paralleli della pneumatica e dell'elettricità. L'ordinamento è prima di tutto cronologico, dal Seicento a oggi, ma la giustapposizione delle sezioni - la prima e la terza riguardano la pneumatica e la seconda e la quarta la scienza elettrica - è pensata con l'intento di evidenziare le interazioni, prima marginali e poi sempre più significative, tra i due filoni di ricerca. Queste interazioni costituiscono il tema esplicito della quinta sezione, dove si tirano le fila dell'itinerario espositivo analizzando gli sviluppi delle ricerche sui 'bagliori nel vuoto' dalle loro origini fino alle loro rivoluzionarie conseguenze nel XX secolo.

Punto di partenza della mostra è la notissima esperienza di Torricelli. E proprio la lettera con la quale Evangelista Torricelli comunica nel giugno del 1644 a Michelangelo Ricci la sua scoperta offre lo spunto per sottolineare uno dei principali aspetti dell'esposizione. In quella celebre lettera Torricelli spiega che la sua 'esperienza filosofica' mira non solo a far il vacuo ma anche a far uno strumento per misurare la pressione dell'aria. Torricelli propone così un esempio quanto mai emblematico della saldatura che venne a istituirsi nel Seicento tra la costruzione di macchine e strumenti e l'emergere di fondamentali questioni teoriche. Questa saldatura è da allora uno dei tratti connotativi della scienza moderna. E' anche seguendo l'indicazione torricelliana - sottolineano Sofia Talas, curatrice del Museo di Storia della Fisica dell'ateneo patavino e Giulio Peruzzi, docente di Storia della Fisica nello stesso ateneo - che è stata concepita questa mostra, nella quale la storia della fisica è complementare alla storia della strumentazione scientifica, ed entrambe sono funzionali alla diffusione di cultura scientifica, ancora così carente nel nostro Paese.

Vale la pena inoltre notare, tanto più oggi, che la mostra documenta chiaramente come non abbia senso distinguere tra ricerca pura e ricerca applicata: la ricerca è una e scaturisce nella stragrande maggioranza dei casi dalla curiosità (i bagliori nel vuoto furono indagati all'inizio del Settecento e per quasi due secoli non perché si pensasse a loro applicazioni, ma perché si voleva comprendere le leggi che regolavano quel fenomeni). Esistono invece le applicazioni della ricerca (e solo dopo due secoli di ricerche 'curiose' sui bagliori nel vuoto nascono le grandi rivoluzioni della fisica del XX secolo).

Gli strumenti esposti provengono dal Museo di Storia della Fisica del Dipartimento di Fisica, che conserva strumenti scientifici dal Cinquecento a oggi, ed è uno dei più importanti musei del nostro Paese nel suo genere. Purtroppo i locali sono insufficienti e la maggior parte degli strumenti non possono essere resi fruibili al visitatore. Le esposizioni temporanee diventano quindi anche un'occasione per mostrare al pubblico questo ricco patrimonio, e sensibilizzare i rappresentanti delle istituzioni preposte alla sua tutela e valorizzazione al fine di una sua dignitosa collocazione e una sua più idonea fruizione.

Il sito della mostra "Bagliori nel vuoto"

 

Città delle scienze (Napoli):

In concomitanza con l’ anno mondiale della fisica il programma è particolarmente ricco ed è sviluppato in collaborazione con istituzioni locali e nazionali (Università, SIF, INFN, INFM, AIF, SAIT). WYP2005 è stato inaugurato a Città della Scienza nell’autunno del 2004 con due conferenze (3 giorni per la scuola e Futuro Remoto che hanno coinvolto migliaia di persone).

Da dicembre 2004 a febbraio 2005 centinaia di classi hanno visitato la mostra I microscopi della Fisica (INFN) e hanno partecipato ai venti seminari organizzati dalla Sezione Napoletana dell’INFN sui temi della mostra.

A marzo e ad aprile si sono svolte diverse iniziative (mostre, conferenze, laboratori, ecc.) nell'ambito della Settimana della Cultura Scientifica e Tecnologica, fra queste ricordiamo conferenze con scienziati e premi nobel (Wagensberg, Giacconi, Legget,).

Il sito della mostra "Città della Scienza"